Conclusi
i lavori di “Magna Carta” sul tema dell’immigrazione
Il
Presidente Quagliariello: “Il fenomeno deve essere governato in
modo da cogliere le opportunità di arricchimento e, al contempo,
difendere e presidiare i principi fondanti della nostra identità”
NORCIA
– “Vecchio Continente e nuovi arrivi”. Intorno al grande ed
attuale tema dell’immigrazione si è tenuto l’undicesimo degli
“Incontri di Norcia”, organizzato lo scorso fine settimana dalla
Fondazione Magna Carta. Politici, religiosi, studiosi, commentatori,
rappresentanti dell’associazionismo e della società civile sono
stati accolti dal sindaco Nicola Alemanno e dagli assessori
Giuseppina Perla, Pietro Luigi Altavilla e Giuliano Boccanera presso
la sede del palazzo municipale. “Siamo orgogliosi di accogliervi
anche quest’anno nella nostra città, che sta diventando sempre più
fucina di idee”, ha detto nel suo saluto di benvenuto il sindaco
Alemanno. “Sul tema dell’immigrazione – ha evidenziato – è
necessario assumere una posizione netta. Il nostro sistema di
accoglienza – ha rimarcato, citando i capitoli 53 e 60 della Regola
di San Benedetto sull’accoglienza dei pellegrini – dovrà essere
pieno di umanità ma basato sul rispetto delle regole dettate dalla
nostra storia e dalla nostra cultura”. E proprio sulla necessità
di trovare il giusto equilibrio nei processi dinamici e
multi-dimensionali dell’integrazione (riguardanti la scuola, il
mondo del lavoro, le famiglie, la religione e lo spazio pubblico) si
sono pronunciati la quasi totalità degli intervenuti, a cominciare
dal presidente della stessa Fondazione Gaetano Quagliariello. “È
difficile e scomodo affrontare di questi tempi il tema immigrazione
con un approccio equilibrato e allo stesso tempo scevro
dall’ideologia e dall’ipocrisia - ha detto in apertura dei lavori
– Assistiamo ad un dibattito che oscilla dalla posizione
benpensante e politicamente corretta dell’“accogliamoli tutti”
(ma lontani dalle nostre tiepide case!) alla posizione estrema che
vorrebbe rimettere in discussione il diritto di asilo, che è un
segno di civiltà che affonda le sue radici nell’antichità e
riveste un’importanza simbolica per tutti coloro che hanno a cuore
la libertà. Le migrazioni sono un tema la quale non possiamo
sfuggire, perché le persone che arrivano – o come è meglio dire,
che sono già arrivate nel corso degli ultimi 20 anni – stanno
profondamente cambiando le nostre comunità, i nostri territori, le
nostre scuole, le nostre città, le nostre famiglie”. “Siamo
arrivati – ha aggiunto il presidente della Fondazione Magna Carta –
alla situazione paradossale in cui abbiamo un’Europa che cerca
sempre più di voler cancellare, o perlomeno mettere in ombra, le
radici cristiane, e c’è chi, proprio a causa di quelle radici,
vorrebbe distruggerci. E questa amnesia dell’Europa sta producendo
un altro paradosso, più difficile da cogliere ma non meno
pernicioso. I principi politico-culturali del cristianesimo,
piuttosto che come collante, rischiano di agire come acceleratori dei
conflitti interni. Penso a come agiscono la sensibilità cattolica e
quella protestante, sulla quale si sta aprendo un baratro tra
l’Europa baltica e quella Mediterranea. Ma l’Europa unita o è la
sintesi del viaggio di iniziazione di Tonio Kroeger che Thomas Mann
ha reso immortale, o non ha nessuna possibilità di essere”.
“L'immigrazione
– è stato il pensiero di Corrado Passera affidato ad un messaggio
letto a tutti i presenti dal presidente Quagliariello - è questione
epocale, che interroga le nostre coscienze e incide profondamente
sulle nostre società e le nostre economie fino a modificare i nuovi
assetti del mondo e i suoi equilibri geo-politici. Bisogna far salvi
gli inalienabili diritti delle persone, la salvaguardia della loro
dignità, il valore dell’accoglienza e della fratellanza,
dell’aiuto ai più bisognosi che rappresentano tratti
caratterizzanti e irrinunciabili della nostra civiltà. Allo stesso
tempo è responsabilità della politica comprendere fino in fondo le
compatibilità demografiche, sociali ed economiche. Proprio per
questo sono sbagliate sia le risposte che spingono verso
un’accoglienza senza limiti che quelle imperniate su una lotta
insensata e barbara all’immigrato ‘altro e nemico’. Dobbiamo
ragionare – ha proseguito nella nota - con calore di cuore e
freddezza di mente su come gestire un fenomeno strutturale, ora e per
le future generazioni: un fenomeno non episodico, dunque, e di grande
impatto mediatico. Combattendo gli scafisti e i trafficanti di esseri
umani, facendo valere il principio che le vite si debbono salvare:
tutte, anche quando affollano un barcone della speranza che troppo
spesso diventa sinonimo di morte. E al contempo dobbiamo inventare -
insieme, pubblico e società civile - forme di integrazione e
convivenza efficaci e sostenibili come già il nostro Paese ha saputo
fare nel corso della sua lunga storia”.
La
discussione della due giorni, che ha visto la partecipazione di
politici come Andrea Augello, Carlo Giovanardi, Vincenzo Piso,
Eugenia Roccella e Guglielmo Vaccaro, ha quindi analizzato le
conseguenze del fenomeno dell’immigrazione per i paesi
d’accoglienza rispetto a un fenomeno “che da emergenza si sta
trasformando in permanente”. Ad intervenire a questo proposito sono
stati anche politici esponenti delle amministrazioni locali tra cui:
Guido Castelli, sindaco di Ascoli Piceno, Giuseppe Lovascio, sindaco
di Conversano, Claudio Ricci, consigliere della Regione Umbria, e
Flavio Tosi, sindaco di Verona. Hanno inoltre partecipato: Mauro
Marè, Professore di Scienza delle Finanze all’Università della
Tuscia; Natale Forlani, Esperto del Mercato del Lavoro ed
Immigrazione; Antonio Golini, Professore ordinario di Demografia
presso l’Università “La Sapienza” di Roma, già Presidente
Istat; Mons. Lorenzo Leuzzi, Vescovo titolare Cittanova; Sandro
Magister, vaticanista, e Beniamino Quintieri, preside della Facoltà
di Economia della università degli Studi di Roma “Tor Vergata”.
“Il
fenomeno dell’immigrazione – ha concluso Quagliariello – deve
essere governato. Una visione chiara e lungimirante, che sappia
cogliere le opportunità di arricchimento, si fonda su certezze
assolute e non sul lassismo giustificato da deboli relativismi.
Bisogna presidiare i nostri principi fondanti”.